mercoledì 29 giugno 2011

Ortofon Kontrapunkt B

Buongiorno,

questo è il testo di una recensione che scrissi un paio d'anni fa, mai pubblicata perché il prodotto era nel frattempo uscito di produzione, sostituito dalla nuova serie Cadenza dello stesso storico marchio.

In realtà questo fonorivelatore lo si trova ancora online, presso alcuni venditori esteri che ancora l'hanno in stock; il prezzo è oggi più vantaggioso di allora. Pubblico qui quanto scrissi, laddove possa essere d'interesse per qualcuno.

Buona giornata
Domenico

Testina a bobina mobile
ORTOFON KONTRAPUNKT B
Distributore per l’Italia HI-FI UNITED s.r.l., Piacenza, sito internet www.hifiunited.it
Produttore ORTOFON A/S, Nakskov (Danimarca), sito Intenet: www.ortofon.dk
La confezione, oltre la testina, comprende: giraviti in metallo, pagliuzze di ricambio tra braccio e testina, set di viti amagnetiche, pennello per la pulizia dello stilo e manuale di istruzioni (valido per tutte le testine della serie Kontrapunkt)


Ortofon. Marchio storico, passato spesso per casa, restandoci per lunghi periodi. Negli scorsi anni ho posseduto un po’ tutte le testine della serie MC (escludendo poi la OM30 e la M20 a magnete mobile della gioventù) . Insomma, direi che qualche Ortofon l’ho avuta e tutto sommato, pur con l’evolvere della tecnologia ed il passare degli anni, il sound Ortofon è sempre stato di quelli con i quali è stato facile convivere. Generalmente il suono aveva un buon controllo su tutta la banda, con una leggera apertura in gamma medio-alta che rendeva benissimo tutto il repertorio vocale, di qualunque epoca fosse. Peraltro la MC3000 (e ancor più la 5000, avuta, però, solo per pochi giorni) è stata una delle poche testine avute (lo scrissi anche nella prova della Lyra Skala) che tracciava perfettamente anche i solchi interni degli LP con segnali impegnativi.
In realtà questa Kontrapunkt B non doveva affatto essere oggetto di una prova d’ascolto perché da fine settembre le Kontrapunkt sono state tolte dal listino Ortofon, sostituite dalla serie Cadenza che vidi allo scorso Munich Hi-end.
Tra l’altro questa testina è mia, nel senso che l’ho comprata in negozio a giugno scorso e solo dopo averla ascoltata un po’, ho deciso che ne avrei scritto qualche riga perché tornare al sound Ortofon, dopo essere passato per tanti altri marchi, è stato un po’ come “tornare a casa”.
Comunque credo che di queste Kontrapunkt ve ne siano ancora sul mercato ed il prezzo di listino della B era fissato in 1.270,00 €.
La Kontrapunkt B è una testina a bobina mobile con una uscita di 0,47 mV a 5 cm/sec, impedenza interna di 5 Ohm ed impedenza di carico consigliata di 100 (ma si può arrivare a 200) Ohm e dal peso tutto sommato abbastanza elevato di 10 gr. Il corpo della testina, piuttosto sviluppato in altezza, è in alluminio, mentre la casa informa che il cablaggio interno è in argento, il cantilever (piuttosto lungo e fine) in rubino e lo stilo ha il taglio Fritz Geyger 80. La cedevolezza è media e media sarà anche la massa del braccio con cui far lavorare la Kontrapunkt (non ho avuto problemi né con il Mørch DP 6 con la canna media Precision Red, né con il Rega-derivato montato sul Transrotor Zet1 la cui prova dovrebbe essere su questo stesso numero della rivista). Anche Ortofon si è ora convertita ai fori filettati per l’aggancio della testina allo shell e quindi non vi sono rischi di rottura accidentale del cantilever durante il montaggio: si appoggia la testina, si puntano le viti e le si avvitano sino a che il corpo è saldamente ancorato allo shell. Poi, si toglie il salvapuntina e si iniziano le operazioni per la dimatura. Ultimo particolare costruttivo, una piccola placca in carbonio, posta sul lato inferiore, che serve ad eliminare eventuali cariche elettrostatiche provenienti dal disco.
Ortofon indica il peso di lettura tra 2.2 e 2.7 gr, con peso ottimale di 2.5 gr e posso confermare che quest’ultimo appare quello corretto; impostare il peso minimo indicato significa alleggerisce il suono e creare qualche piccola incertezza nel tracciamento, mentre applicare il peso massimo previsto rende evidente la porzione più bassa di frequenze e crea una sorta di confusione.
Un paio di considerazioni. L’uscita non sembra particolarmente alta, ma in realtà è sufficiente per l’utilizzo con pre-fono con guadagno anche non altissimo; con il mio American Hybrid Technology, che ha 60 db di guadagno, non c’è stato alcun problema. L’impedenza di carico è effettivamente quella consigliata da Ortofon anche se per qualcuno sarà utile provare ad arrivare a 300 Ohm (in casa mia è stato il valore più congruo).
Un consiglio: attenzione a non valutare assolutamente la testina se non è ben rodata. E’ la prima volta in vita mia che mi capita di montare una testina su un braccio, ascoltare, dire a me stesso che “con questo basso non si può convivere” e poi scoprire che con il rodaggio la gamma alta sboccia e quella bassa torna al suo posto. Insomma, il comportamento opposto a quello delle altre testine usate ove è la gamma bassa quella che esce correttamente solo dopo un po’ di tempo.
La Kontrapunkt B è stata ovviamente montata sul mio DPS 2 con il Mørch DP6 e la canna Precision Red, ma è stata montata anche sul braccio Rega OEM che la Transrotor monta su alcuni suoi giradischi, ZET 1 compreso.
Il resto dell’impianto è il seguente: pre-fono American Hybrid Technology –P Non Signature (ed un Lehmann Black Cube), preamplificatore Olimpia Audio Guglielmo Mk II (e Lavardin), amplificatore finale Spectral DMA100S2, altoparlanti Magneplanar 1.6QR (con le consuete comprimarie Tannoy D100 e Duntech Contessa), cavi Acrolink, NBS serie Omega, Black Noise, Ecosse e altri.
Ho scritto prima che montando questa testina ho avuto l’impressione di un ritorno a casa. Ed è vero perché dopo il rodaggio ho avuto conferma che questa Ortofon è proprio una Ortofon, con tutti i pregi e i ben pochi difetti. Strana storia quella della Ortofon che, pur producendo ottime testine, si vede spesso preferire altri marchi forse più esotici.
Passato il rodaggio (un paio d’ore per sera, per una settimana, già paiono sufficienti a delinearne il carattere), ho ascoltato la registrazione comprendente le musiche di scena per l’Alceste, composte da Haendel e dirette da Hogwood su Oiseau-Lyre, ottenendo per tutti gli strumenti una restituzione di grande qualità, senza particolari caratterizzazioni – fatta salva una sensazione di minor controllo del basso rispetto alla Transfiguration Aria presa a riferimento, visto che i costi più o meno sono gli stessi (ma dovrei anche provare la nuova Axia che ha sostituito la Aria) – e con un tracciamento sicuro da inizio a fine disco. I cantanti vengono posti in leggero primo piano, ma hanno una collocazione certa e hanno anche una presenza che non è così frequente in questo range di prezzo (ed almeno in relazione a quanto ho potuto sin qui ascoltare); quando la compagine suona tutta insieme (come nel Triumph, Hymen, in the pair) non si perde una sfumatura. Ogni strumento rimane perfettamente distinguibile pur se amalgamato al resto. Il fronte scenico si presenta poi alto e piuttosto ben dilatato anche nella profondità. La Kirkby nel “Gentle Morpheus” è affascinante (parlo dell’interpretazione) e la sua voce è restituita in modo naturale; interessante rilevare come il leggero (e tutto sommato raro, per lei) vibrato sia posto in garbata evidenza.
Molto interessante l’ascolto dei concerti per Organo e orchestra di Haendel nell’esecuzione Tackezi/Harnoncourt su Telefunken. La riproposizione dell’organo, in particolare, è stata foriera di suoni molto naturali. Il silenzio che caratterizza questa testina, ha reso ancor più percepibili i vari respiri degli strumentisti, mentre il suono degli archi era di trama molto fina, di quelli che ascolteresti a lunghissimo termine senza accenno di fatica d’ascolto. Molto coinvolgente la restituzione spaziale dell’organo le cui risonanze effettivamente erano ben distribuite dietro gli altoparlanti.
L’ascolto della registrazione Denon contenente il concerto per flauto e arpa di Mozart, ripropone un flauto di buona consistenza e un’arpa con una cassa armonica di cui si possono percepire facilmente le risonanze. L’orchestra accompagna la prestazione dei due solisti leggermente arretrata ma ben dislocata dietro gli altoparlanti, senza particolari ingigantimenti di nessuna sezione.
La Quarta Sinfonia di Mahler, nell’esecuzione di Abbado su DGG, manifesta la compressione che caratterizza la registrazione, ma è vero che sino a dove la compressione non sopraggiunge, il timbro degli strumenti è piuttosto veritiero, così come veritiera è la riproposizione della voce di Frederica von Stade, a volte leggermente afona e con i suoni che paiono essere sviluppati all’interno della bocca, quasi stentassero ad uscire – ma era la sua tecnica, con la quale ha fatto fortuna -.
Con il concerto per violino e orchestra di Beethoven, nell’esecuzione di Christian Ferras diretto da Karajan su DGG, la compagine si presenta compatta, materica, ricca di sfumature, con solo qualche leggera impennata nella restituzione dei violini che a volte possono apparire pungenti. Il violino di Ferras, però, lontano da certi languidi accenti di alcuni interpreti ma anzi piuttosto concreto, si colloca quasi al centro della scena ed appare timbricamente molto ben riproposto, come ben restituito è il suono della cassa armonica del violino quando vengono suonate le note più basse scritte da Beethoven. Forse troppo in primo piano, ma se così era nella registrazione, così non può che essere la riproduzione.
Poche linee sulla lettura di Quadri di una Esposizione nella direzione di Maazel su Telarc dove la sicurezza del tracciamento è evidenziata dal primo all’ultimo solco, anche i più violenti momenti del finale, la “Grande Porta di Kiev”. Una leggera enfatizzazione della parte medio bassa a volte tende ad ingigantire le percussioni.
Ho voluto provare anche con musica moderna ed ho scelto i Metallica. Qui sotto c’è la foto del disco a fianco del mio giradischi; l’ho messa perché quando alcuni amici hanno letto la prova delle Blumenhofer, mi hanno subito telefonato per dirmi che se non vedranno il disco, non crederanno che io ascolti anche i Metallica. I gusti evolvono e modificano, ma ecco accontentati gli increduli. La dinamica non cede e pur nelle sonorità violente dei Metallica, la testina restituisce un suono emozionante, ove purtroppo la sala d’incisione lascia il suo segno – dal vivo è impossibile avere la riproposizione della scena sul palco perché il suono appare come un muro che ti viene incontro; in casa si sente anche la batteria dietro al resto ed è quantomeno un po’ strano -. Comunque il basso scende molto bene ed i suoni in qualche modo “cattivi” del complesso sono restituiti nella loro “cattiveria”.
L’ascolto dell’LP Whisper Not di Ella Fitzgerald su Verve ripropone una voce dal timbro lucente ed in qualche modo anche l’esplosività dell’orchestra e la “scatolarità” delle percussioni. Certo, rimane una bella registrazione e poi ascoltare Ella che canta Old McDonald (Nella vecchia fattoria, qui da noi) è sempre divertente. La testina sembra non nascondere granché dei problemi che in qualche modo affliggono questa registrazione (come l’eccessivo primo piano della cantante), ma la grana è molto fine e l’ascolto si protrae senza alcun problema. Come peraltro accade con We get request di Oscar Peterson, anche questa registrazione con qualche problema di collocazione degli strumenti (molto destra, centro, sinistra e anche se sono in tre un minimo di ampiezza in più per ogni singolo strumento, male certo non avrebbe fatto) immediatamente manifestata dalla Ortofon, così come invece è piacevole il timbro degli strumenti e ben risolto il basso, potente ma frenato.
A conclusione, per definire il suono di questa testina, non trovo che un termine, “ricco”. Ricco perché non appare mai esangue, perché non indugia sulla sfumatura, perché non appare mai sottotono. Certo, la raffinatezza generale non è quella dei modelli top (altrimenti la stessa Ortofon non produrrebbe la Jubilee e la Windfield), ma ciò non toglie che sia una testina universale, che non privilegia alcun particolare, tanto per l’amante del jazz, quanto del rock, quanto del lied o altro e che ben si ritaglia un posto nel vasto parco delle concorrenti. Lo scotto che dovrà pagare questa testina è quello di non avere un particolare parametro che colpisca immediatamente (con alcune testine possono esserci dei punti di eccellenza che però offuscano il resto; quella ha la dinamica che eccelle su tutto, quella la scena, l’altra il basso …). Ma senz’altro non stravolgerà la riproduzione: ogni disco manterrà il suo carattere. E questo è quel che si dovrebbe chiedere ed ottenere da una testina di rango. Soprattutto se non costa uno sproposito.
Chissà come si comportano le nuove Cadenza, magari la Black o la Windfeld? Mah, inizio a metter via i soldi per l’acquisto e poi ve lo dirò.



1 commento:

  1. Ciao..!! Ho letto il tuo articulo e mi e' sembrato molto interessante e completo. Volevo farti una domanda. Che testina mi raccomanderesti (preferibilmente ortofon) per risolvere i problemi tracciato sull centro di disco. considerando non spendere una fortuna. Avevo pensato a una super om30 che ancora si trovano in giro... o magari una 2m bronze, entrambe del tipo fine line che penso sia più adatte a risolvere questo problema. Tante Grazie

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