martedì 31 gennaio 2012

I listini italiani di JBL Professional degli anni '80.

Segnalo agli interessati che sto digitalizzando i vecchi listini dei marchi di audio professionale che la mia azienda (prima Kenwood Linear, poi Kenwood El. Italia) distribuiva negli anni '80. Ovviamente il marchio JBL è quello più presente.

Penso che questi listini possano essere utili a chi ricerca le caratteristiche tecniche ed i prezzi dell'epoca; per ora ce ne sono tre, ma poco per volta ne aggiungerò altri.

Li ho messi sul mio spazio web, in questa pagina dedicata alla documentazione tecnica JBL: http://www.cieri.net/jbl.html

Lector presenta il suo nuovo convertitore









Si tratta del nuovo convertitore Digitale/Analogico Digicode S-192.
Il prezzo al pubblico sarà di euro 4.500 IVA compresa.

Ecco le caratteristiche:




DIGICODE S-192 HI-RESOLUTION TUBE CONVERTOR 192 Khz / 24 Bit
The new Digicode S-192 digital tube D to A converter is based on R2R, high-resolution dac, output circuits is design
around vacuum tube type miniwatt.

Digital signals are accepted up to 192 kHz 24-bit on all inputs, USB input too.

The Digicode S-192 is also equipped with word clock input and digital spdif output for general purpose application.

The digital inputs are

Spdif IEC-958 as RCA connector @ resolution 192 Khz 24 bit
  
Spdif IEC-958 as BNC connector @ resolution 192 Khz 24 bit
  
AES-EBU AES-3 as XLR connector @ resolution 192 Khz 24 bit

Opto toslink digital input @ resolution 192 Khz 24 bit
  
Asyncronous USB PC/MAC input @ resolution 192 Khz 24 bit support stable KS/WASAPI protocol



Output / input digital services

Word Clock (W.C.) clock input

Spdif as BNC output


Analog output

unbalanced output as 2.5 volt 250 ohm

Real balanced output as 2,5 volt 250 ohm



Performances

Input selector by sequential single shot by push button, led indicator for selected input.

Led indicator for analog and digital supply

Led lock for spdif/aes-ebu input
Separate power supply model PSU-DGC
Windows driver for XP/Vista/Seven
No any driver required for OSX-Apple mac computer ( the USB interface is native)

hand-made by:
Lector strumenti audio
Via Verdi,35 27010 Albuzzano PV-ITALY EECtel:
0382.484165 fax: 0382.481021
E-mail: info@lector-audio.com

D i g i c o d e S - 1 9 2
Real balanced output dac
5 digital input ( 2 x spdif, 1x aes-3, 1 x toslink, 1 x USB)
Word Clock input
Spdif digital output
Black panels
Wood panels

martedì 24 gennaio 2012

Sarah Vaughan & George Gershwin


Purtroppo tutti mi riconoscono come uno che ascolta solo musica vocale barocca; il che non è affatto vero. Ascolto di tutto, compresi David Guetta, Ne-Ho, Byoncée e Rjhanna, alla faccia di chi non ci crede.

Ed infatti qui vi parlo di un disco di canzoni di George Gershwin interpretate da Saray Vaughan con la Los Angeles Philharmonic Orchestra diretta da un ancor giovane Michael Tilson Thomas.

A questa registrazione sono particolarmente affezionato perché vinse il Grammy Award e Sarah Vaughan lo venne a sapere proprio il giorno in cui tenne un concerto a Milano, al Teatro San Babila, concerto al quale ero presente.

Detto che la signora Vaughan era una che al pianoforte ci sapeva fare e manco poco (iniziò il concerto con un piccolo morceau di Mozart; si interruppe, sorrise e disse "mi sono confusa" e scoppiammo tutti a ridere), in questa registrazione la sua voce, ormai rovinata dai troppi fumo e alcool (la Vaughan fumava come una turca e a fine concerto in genere si ubriacava; per tristezza se il concerto non la convinceva e per gioia se il concerto le era piaciuto. Tanto che è morta a soli 64 anni), ma ancora intonatissima e molto estesa sia in basso che in alto, regala momenti di rara bellezza, come quell'attacco di A Foggy Day, ove pare che la voce sia proprio rovinata dalla nebbia e dallo smog londinesi. Ma c'è anche una esecuzione bellissima di The Man I Love, intervallata da una lunga improvvisazione in cui la Vaughan fa sfoggio della sua maestria.

Il disco, che contiene tante canzoni arcinote (Summertime, I Love You Porgy, It Ain't Necessarily So, But Not For Me, Love Is Here To Stay, Embraceable You, Someone To Watch Over Me, Sweet And Low Down, Fascinating Rithm, My Man's Gone Now, The Man I Love, Nice Work If You Can Get It, S'Wonderful, Swanee e altre, quasi tutte in forma di Medley) è tutto bello e anche Tilson Thomas con la Los Angeles Philarmonic Orchestra restituiscono un suono grandioso che ben si addice alle composizioni del duo George & Ira Gershwin.

La registrazione, dal vivo, non è affatto male, ma sono proprio musica ed esecuzione che convincono.

Un saluto a tutti
Domenico

Il clavicembalo di Carl Philipp Emanuel Bach


Le registrazioni di Andreas Staier ottengono generalmente consensi positivi e questa registrazione lo conferma. Ne ho scritto la critica qualche mese addietro ed oggi l'ho riascoltato dopo una lunga pausa e senza per questo modificare il giudizio che qui riassumo.

Detto, storiograficamente, che F. J. Haydn considerava Carl Philipp Emanuel Bach come suo maestro, mi piace rilevare in questa registrazione l’intenzione di Staier e della Freiburger Barockorchester di tenere fede a quella dicitura che suona come un imperativo, ovvero “sei concerti per il cembalo concertato”, composti per clavicembalo, due flauti, due corni ed orchestra d’archi. Il clavicembalo e l'orchestra concertano veramente: peraltro Staier ha intelligentemente scelto un clavicembalo dal suono morbido copia di uno strumento del 1743 di Hyeronimus Albrecht Hass. La sonorità morbida e leggera dello strumento fa si che non vi sia mai una sua predominanza; nei momenti di tutti la sonorità dello strumento è fusa perfettamente con l’orchestra; il dialogo solo/tutti si risolve senza mai alcuna sensazione di eccessivo protagonismo dello strumento solista. Il risultato è che non sembrano più concerti per uno strumento solita e orchestra, ma un autentico gioco d'insieme. Il tutto ha un effetto di divertissement che ben si addice all'epoca.. Nulla da eccepire sui tempi rispettati come da indicazione di Bach e nulla da dire sugli accenti dinamici, ricchi e frequenti ma che non stordiscono come in alcune altre realizzazioni simili. Insomma, filologia si, ma senza stordire chi ascolta. Piacevole l’effetto dovuto alla presenza di flauti (traversi in legno e quindi dalla sonorità evidente laddove siano assenti i ben più “sonori” corni) e corni a sottolineare il “tutti”. Sull’esecuzione stilistica di Staier poche parole: diteggiatura precisa e senso del ritmo, con qualche piccolo rubato (soprattutto nelle cadenze e nei movimenti lenti) che accentua il ritmo e conferisce grande piacevolezza all’esecuzione di tutti i concerti. Molto brava l’orchestra, che ha sonorità piacevolmente ricche.

La registrazione è notevole, ben bilanciata e ricca di particolari. Direi molto naturale.

Ciao!

Domenico

lunedì 23 gennaio 2012

Sul modernariato meccanico

Pur essendo da sempre un profondo appassionato di vinile (non indumenti intimi tipo sadomaso.... vabbeh magari anche quelli un po! :)) in diversi anni di utilizzo di alcuni giradischi, fra i quali molti ben reputati, altri meno conosciuti (specie a quei tempi) ho maturato ben poche, ma radicate convinzioni.
La prima è che quando si parla di giradischi, in fondo si sta parlando di un oggetto che da quasi puramente meccanico si è evoluto nel tempo in modo tale che il rapporto fra la parte meccanica e quella elettronica è variata e che i sistemi di controllo della velocità si sono via via col tempo sempre più dotati di controlli raffinati.
La seconda è che la lavorazione meccanica di precisione ha goduto di diversi fattori che l'hanno portato ad un grado di perfezione assolutamente superiore.


sabato 21 gennaio 2012

Don't call me buckwheat

LP di un Garland Jeffreys in stato di grazia, brani che mixano con equilibrio ed entusiasmo il calore del blues, l' energia del rock il misticismo del reggae.
Pezzi molto ritmati e coinvolgenti a tratti mi ricordano alcuni spunti della prima Lena Lovelich..
Un LP a mio avviso da avere.
Ciao!
Pietro

giovedì 19 gennaio 2012

La trippa







Che questo blog si chiami Hi-Fi e Musica è fuor di dubbio; ed altrettanto fuor di dubbio è che sia legittimo che ogni tanto si esca dal seminato per parlar d'altro.

E cosa di meglio per cercare di ravvivare la situazione che raccontare come si cucina un determinato piatto? Nessuno in realtà segue una ricetta classica; e siccome siamo italiani, la nostra fantasia ci porta ad "upgradare" ogni piatto così da renderlo più piacevole al nostro palato.

Vediamo se qualcuno è cultore della trippa, piatto povero ma gustoso che fa parte della tradizione culinaria di ogni parte dell'Italia, pur se con piccole varianti.


mercoledì 18 gennaio 2012

Dal mio passato: Bach e Leonhardt

La notizia della scomparsa di Gustav Leonhardt mi ha portato a rivivere alcuni momenti del mio passato, quando al cospetto di Leonhardt mi sprofondavo nelle poltroncine dei teatri (sono stato pure seduto a terra, pur di ascoltarlo) e ascoltavo beatamente le gesta del Maestro.

Ieri sera è stata la volta dei Brandenburghesi di Bach, quelli famosi su dischi RCA-Seon e mi è tornata alla mente quella scenetta divertente (per noi che guardavamo, meno per chi stava sul palcoscenico a suonare), quando nell'assolo del clavicembalo del Quinto concerto Alda Stuuropp si alzò per andare a girare lo spartito a Van Asperen e per sbaglio girò due pagine invece che una: Van Asperen se ne accorse, girò furiosamente la pagina indietro, incenerì con lo sguardo la Stuuropp che con mimica da film muto guardò il pubblico portando la mano alla bocca e sorrise, provocando una risata generale. Ma furono dei grandi Brandenburghesi, nuovi nello stile, ascoltati in religioso silenzio nella grande Sala Verdi del Conservatorio di Milano.

martedì 17 gennaio 2012

E' scomparso un grande: Gustav Leonhardt

E' con grande commozione che apprendo della scomparsa del Maestro Gustav Leonhardt.

Non solo clavicembalista, ma anche direttore d'orchestra, scopritore di musiche perdute e riscopritore di tecniche antiche, insegnante; un artista a 360° che ha saputo ritagliarsi e mantenere un posto privilegiato sui colleghi filologi.

E' passato attraverso cinque decadi, mantenendo intatta la sua fedeltà alla musica, l'amore per il suo strumento; cinque decadi in cui ha suonato tanto, ha lasciato tante registrazioni ma ha soprattutto lasciato il ricordo di sè mentre suonava.

Lo ricorderò sempre seduto all'Antegnati o al clavicembalo a San Maurizio, qui a Milano ed anche all'organo Silbermann di Sant'Alessandro e all'Ahrend di San Simpliciano. L'ho ascoltato tante volte dal vivo e ora che è scomparso non posso che ritenerlo un privilegio.

All'epoca dell'integrale delle Cantate di J.S. Bach, portata a compimento insieme con Nikolaus Harnoncourt, c'era chi preferiva l'uno all'altro; ero di quelli ha preferiva sempre lui perché, rispetto a Harnoncourt, Leonhardt faceva musica in modo forse meno originale, ma certo semplice e fruibile, con accompagnamenti musicali mai stridenti e lasciando fluire la musica con leggerezza.

Scompare uno dei padri della filologia; uno che ha saputo far crescere tanti artisti (Dantone è stato suo allievo, per citarne uno), crescendo lui stesso in pari tempo.

Che riposi in pace.

Domenico

domenica 15 gennaio 2012

Segnalazione concerti, domani a Milano

Domani sera, in Palazzina Liberty, Largo Marinai d'Italia, ore 20,30, al costo di 10,00 €, il primo concerto della stagione di Milanoclassica.

Il programma:
GEORG PHILIPP TELEMANN (1681-1767): Concerto in la minore per flauto diritto, viola da gamba, archi e b.c,
JAN-FÉRY REBEL (1666-1747) : Les éléments, ballet
JOHANN GOTTLIEB GRAUN (1702-1771):
Concerto in la minore per viola da gamba e orchestra
ANTONIO VIVALDI (1678-1741):
Concerto in la maggiore per violino, violoncello all'inglese e orchestra RV 546

I musici:
Lorenzo Cavasanti (flauto diritto)
Vittorio Ghielmi (viola da gamba e direzione)
Orchestra da camera Milano Classica

Un saluto a tutti
Domenico

sabato 14 gennaio 2012

Mi presento

Ciao a tutti,
per prima cosa tengo a ringraziare Angelo e Domenico, amici che mi daranno la possibilità di proporre alcuni argomenti che spero potranno interessare.
Mi chiamo Pietro e vivo in provincia di Como, ho 54 anni e sono appassionato di musica ed oggetti per riprodurla da...sempre direi..
Ricordo che il mio primo "upgrading" su un giradischi fu quando, avendomi regalato a natale un giradischi compatto (con ampli ed altoparlante integrato) mi accorsi che spostando un certo interruttore potevo ascoltare a volume decisamente più elevato... peccato che era il selettore della tensione.. per cui durò pochino :)
Il primo disco che ricordo era un 45 giri "il pullover".
Poi col tempo ho fatto il mio percorso comune a molti appassionati e ho sempre più cercato di ascoltare musica e migliorare gli oggetti ce avevo in casa per riascoltarmela.
Sono un nostalgico appassionato di vinile ed analogico in generale anche se sono poco propenso agli oggetti (specie meccanici) dei tempi che furono e che a mio parere sono interessanti principalmente da un punto di vista storico/filologico ma NON sonoro ove sono stati abbondantemente superati dagli oggetti moderni.
Non credo che gli accessori possano risolvere un problema, al massimo, sempre a mio avviso, sono ciliegine sulla torta, ma che prima vada ricercata la qualità nella torta stessa.
Non credo neppure che ci sia una coperta in grado di coprire dalla testa ai piedi mantenendoci perfettamente al caldo.
Credo poco agli assolutismi (verso le filosofie, i marchi e gli oggetti) e molto più alle persone ed alla loro capacità di raggiungere quello che desiderano; consapevoli che alla fin fine pur sempre di mediazione e compromessi si tratta nella ricerca della riproduzione di un supporto che sia credibile e, per questo, emozionante.
Il mio motto è: la musica è semplice "Chi si accontenta, gode!"
:)
Pietro

martedì 10 gennaio 2012

Benvenuto a Pepe57

Voglio porgere il mio più cordiale benvenuto all'amico Pietro-Pepe57, che da questa sera ci aiuterà nell'intento di rendere questo blog sempre più interessante.
La sua lunga esperienza nelle prove d'ascolto di apparecchi ad alta fedeltà sarà preziosa per tutti noi.

Benvenuto, Pietro e grazie di esserti unito alla squadra.

Immobilismo




E' vero, c'è la crisi. E' vero, non si vende.
Alcuni operatori hanno perso anche il 50% del fatturato negli ultimi tre anni. Le facce depresse sembrano la normalità in buona parte delle categorie merceologiche.
Questo, però, non può giustificare l'incredibile immobilismo che caratterizza il mercato dell'alta fedeltà in questi ultimi anni. Fino a che le vacche sono grasse e si vive di rendita, si può capire che non ci si dia troppo da fare per sviluppare le proprie strategie di vendita; i prodotti vanno via da soli, basta il passaparola e non ci si preoccupa di far crescere ulteriormente i fatturati.
Ciò che invece non può e non deve verificarsi, è che in periodi come quello che stiamo vivendo, ognuno si rifugi nel proprio guscio ed attende che il peggio passi. E' una politica che permette a qualcuno la sopravvivenza ma non a tutti. In ogni caso, è un comportamento che non prepara all'eventuale ripresa, nè permette di erodere quote di mercato alla concorrenza. Che poi è l'unica strategia di crescita - o di mantenimento di posizione di mercato - possibile, in tempi di depressione dei fatturati come l'attuale.

Come mai, allora, buona parte degli operatori sembrano essere spariti dal mercato? Come mai si sente parlare di loro - quando va bene - in occasione di un paio di esposizioni durante tutto l'anno e per il resto del tempo sembrano cadere in letargo?


giovedì 5 gennaio 2012

Il flauto degli anni 70 - Severino Gazzelloni

Questa mattina, non so nemmeno perché, mi è venuto in mente che avevo in giro per la discoteca una registrazione di musiche di Boccherini, Mercadante e Tartini con Severino Gazzelloni e il suo flauto d'oro, nonché il gruppo de I Musici. Registrazioni Philips anni 70 ... roba buona, insomma.

Si, ma quanto buona?

Beh, l'esecuzione è senz'altro diversa da quelle baroqueuses alle quali ci hanno abituato i vari esecutori moderni, quali Dan Laurin, ma non è nemmeno ferma come nelle esecuzioni di certi flautisti francesi coevi di Gazzelloni (uno su tutti Rampal, bravo ma un po' "accademico") oppure rinnovatrice si, ma un po' schematiche come quelle di Brüggen. Italiana, nel miglior senso della parola; quindi cantabile, leggera, virtuosistica senza essere stucchevole. Archiviato un po' in fretta dopo la morte, Severino Gazzelloni rivela un piacere del far musica, insieme con I Musici, che alla fine fa dimenticare le lezioni d'interpretazione filologica da Harnoncourt in su. Peraltro la cura della concertazione con i Musici è di qualità elevata e il disco (in realtà io ho ancora il vinile) passa in un soffio.

Dal lato tecnico, che posso dire? Forse che se il flauto fosse stato ripreso un po' meno scuro, la veridicità del messaggio sarebbe stata maggiore; ma basta pensare di essere un po' lontani dagli esecutori e ci si ritrova abbastanza. Anche la scena appare un po' dilatata, ma la timbrica degli archi è sana e tutto sommato anche dinamicamente, vista la potenza sonora in gioco, non eccessiva, è sufficiente ad ingannare l'orecchio.

La registrazione Philips è stata riversata anche su cd. Eccola:


Per chi invece volesse cercare a tutti i costi il vinile, ecco la copertina:



Un saluto a tutti e ... Buon Anno!

Domenico

martedì 3 gennaio 2012

parliamo di nipoti







Già, parliamo di nipoti. Ma non dei miei, che ancora non possono fornire alcun contributo alla causa del rock. Parliamo di Black Keys, ad esempio. Il loro nuovo cd si chiama "El Camino", la strada, e già il titolo è tutto un programma. C'è un bel pullmino chrysler con le fiancate in mogano, molto anni settanta. In quel van potrebbero benissimo aver viaggiato qualche decennio fa i Led Zeppelin ad esempio. E magari i genitori dei Black Keys hanno subito qualche influsso da dna mutante, cosicchè "el camino" è un cd di rock bello tosto, basso chitarre, batterie e voci, in perfetto stile zeppelliniano, del periodo blues, non degli ultimi tempi quando si facevano troppe seghe mentali orientali. E suona bene, da fare aumentare il volume fino a fare incazzare quello del piano di sopra.
Continuiamo a parlare di nipoti, avendo già escluso i miei deve per forza trattarsi di altri ragazzi prodigio. Che poi tanto ragazzi non sono, dato che hanno cominciato a sfornare dischi già dai '90. Wilco vi dice qualcosa? E se non vi dice niente, deve cominciare a dirvelo. Ah, la parentela: Crosby, Stills, Nash & Young: ballate folk-pop e suoni sperimentali, un doppio cd tutto da godere. E non solo ai nostalgici del country rock, della west coast, e di tutta quella musica suonata da hippies con la barba lunga. Provare per credere: il loro ultimo lavoro si chiama "the whole love". Ascoltatelo, anche nell'abitacolo di un'automobile mentre piove, l'onda delle suggestioni aumenterà.

che il rock sia con voi