sabato 16 giugno 2012

Jean Gilles, Requiem: la morte allegra

Jean Gilles è un compositore dell'epoca barocca, francese, molto noto ed apprezzato ai tempi che ebbe l'idea di comporre un Requiem talmente reputato all'epoca da essere poi eseguito per ogni funerale di personaggi importanti. Si narra che la sua popolarità fu minata solo dall'arrivo di quello di Mozart (ecco perché scrivo di Gilles, posto che ho appena scritto di Mozart).

L'esecuzione in mio possesso è quella di Philippe Herreweghe su etichetta Harmonia Mundi (Herreweghe ne fece una in precedenza per la Archiv, ma prefrisco quella di HM). La cosa che lascia immediatamente perplesso chi ascolta è il lungo rullo di tamburo, ben cadenzato, che inizia l'opera: dovrebbe quindi essere il tamburo che scandisce il passo dei portantini che trasportano la salma dall'ingresso del Tempio al catafalco. Poi inizia un Requiem Aeterna cantato dal tenore, con un accompagnamento d'archi anch'esso piuttosto cadenzato e al termine del Requiem Aeterna inizia la meraviglia: l'Et lux perpetua è affidato al duetto soprano/basso ed al coro ed è un allegro piuttosto veloce, che tutto pare fuorché un brano tratto da un Requiem.

E qui secondo me sta la bellezza del Requiem di Gilles, che non si limita all'Et lux perpetua. Ogni opera si presta a mille interpretazioni da parte di ognuno di noi; e nella contrapposizione con l'esecuzione di Harnoncourt del Requiem di Mozart, qui, in questa partitura e con questa direzione, si ha l'idea della gioia del trapasso, della fine delle terrene tribolazioni e della gioia nell'esser giunti a caminare tra i Verdi Pascoli del Paradiso.

Non mi sto a dilungare più di tanto. Il CD è regolarmente reperibile in tutti i negozi nella serie a basso prezzo Musique d'Abord di Harmonia Mundi. Chi ho incuriosito con questa visione gioiosa della morte, saprà dove andare a fare l'acquisto. La registrazione, poi, è di quelle da manuale.

Un cordiale saluto

Domenico



Mozart, Harnoncourt e il Requiem

Correva l'anno ...

Era il 1982 ed il buon Harnoncourt decise che era giunta l'ora di lasciare fissato nei solchi di un lp il suo pensiero sul Requiem di W.A. Mozart.

Quel Requiem, reso ancora più "inquietante" dalle scene del film Amadeus di Milos Forman, aveva bisogno di una revisione, di una "svecchiata" e Harnoncourt (affettuosamente detto Harno) prese la palla al balzo e con il suo Concentus Musicus Wien, qualche musicista aggiutivo, il coro di Stato di Vienna, il soprano Rachel Yakar, il mezzosopranoo Ortrun Wenkel, il "tenore di sempre" Kurt Equiluz ed il bassso Robert Holl registrò la sua prima versione del Requiem.

Detto che i solisti sono tutti molto bravi e con delle voci molto belle (correttamente angelica la Yakar) e che Equiluz anche qui ha il suono al quale ci ha abituati nel ciclo delle Cantate, delle Passioni e degli Oratori bachiani sempre con Harnoncourt, con anche quel modo di emettere il suono in "forte" già all'attacco,  così caratteristico e rinonoscibile, quel che colpisce in questa esecuzione è la tensione che, tramite un'accentazione dinamica portata quasi all'esasperazione, dà un senso di disperazione, certo di terrore per il passaggio dalla vita terrena a quella, ignota, dell'Aldilà.

Sin dall'attacco del Requiem Aeterna questa senzasione di paura è presente, per giungere tale e quale al Lachrimosa (bellissimo, quasi lacerante). La cosiddettà seconda parte, ovvero quella portata a compimento dall'allievo di Mozart Franz Sussmayr e che si dice parta con il Sanctus, ha un'aria parecchio diversa: non so, ma più ascolto la direzione di Harrno e più mi par di sentirgli dire "ecco, dopo il Lachrimosa si dice che Mozart sia morto. La  paura di Mozart è finita e ora Sussmair è un'altra persona, con una diversa concezione della morte e quindi cambio registro".

Io sono maleducato, lo dico smpre. Quando assisto al Requiem di Mozart, forse complici anche le immagini del film di Foreman, con il Genio Mozart gettato in fossa comune, quasi la sua genialità fosse stata incompresa dai suoi coevi, mi alzo dopo il Lachrimosa e lascio la sala. Ognuno ha le sue piccole manie ed una delle mie è proprio questa.

La registrazione la si trova, non senza quale difficoltà, nell'originale vinile di Telefunken e riversata in CD nel catalogo mid-price della Elatus. Metto entrambe le foto, cosicché non si confonda questa esecuzione con altre successive di Harnoncourt che però non mi paiono mantenere la tensione emotiva che ha questa, che rappresenta proprio una diversa visione rispetto ai vari Gardiner, Hogwood ecc per i baroqueux o Karajan, Celibidace, Davies o Bernstein per i moderni.

Visto che il blog si chiama Hi-Fi e Musica, un accenno anche alla tecnica che è valida, con solo quale effetto di spostamento di alcuni elementi che saltuariamente prendono il sopravvento.

Un cordiale saluto

Domenico

giovedì 7 giugno 2012

Giradischi Bauer Audio DPS "Der Plattenspieler"



Salve a tutti.


Oggi scriverò di un oggetto a me caro. Il mio giradischi principale: il DPS, nella seconda versione, detta 2, della tedesca Bauer Audio il cui titolare è Willibald Bauer.

DPS sta ad indicare il nome tedesco Der Plattenspieler, ovvero semplicemente "il giradischi". 

La versione 1 è stata abbandonata da tempo; aveva il cambio della velocità manuale. 

Oggi estistono la versione 2, che è quella che ho io e che costitusce, per così dire, la versione base, mentre la 3 è quella con l'alimentazione potenziata ed è il top of the line: va precisato che l'unica cosa che cambia tra il 2 ed il 3 è proprio  l'alimentatore, mentre tutto il resto (quindi giradischi vero e proprio e motore) è identico. 

Il DPS, nella versione 3, è stato indicato quale miglior giradischi provato nel 2010 dalla rivista americana Stereophile. Ho letto quella recensione, ma mi è parso di leggere qualcosa che avrei potuto scrivere io già della versione 2. Peraltro è da dire che il DPS godeva della stima anche di Kondo e di Ikeda, giusto per far tacere sul nascere le solite polemiche sui giradischi a cinghia e i loro presunti limiti, nonché dei gusti dei giapponesi che vorrebbero solo giradischi dei "bei tempi andati".