martedì 23 agosto 2011

La musica sbagliata nel posto sbagliato

Ieri sera, durante il concerto di Christophe Coin, mi sono posto la solita domanda: perché far eseguire in chiesa musiche che non sono nate per essere suonate in chiesa?

La risposta è ovviamente facile: le chiese contengono molte persone e quindi si incassa di più e si pagano più facilmente il cachet dell'artista e le spese organizzative.

Tuttavia, nel caso di specie, le Suites di Bach con la chiesa non c'entrano nulla. Sono musiche da salotto che, pur se ai tempi eseguite nel salotto del signorotto di turno, sicuramente molto più grande dei nostri odierni soggiorni/salotti perché ai tempi chi aveva i danari ne aveva tanti e non lesinava né su spazi né su fregi e decorazioni, in chiesa ci stanno come i cavoli a merenda.


Senza stare a fare discussioni di audio ma correlando l'ascolto solo ed esclusivamente alla presenza in chiesa, trasportare un violoncello in un ambiente tanto grande crea una serie di problemi che sono tollerabili senz'altro, ma sono anche evidentissimi: dinamiche appiattite perché disperse in un ambiente inidoneo e di cubatura eccessiva, collocazione spaziale inesistente (salvo il sentire il suono che proviene "da lontano" o "da quella parte là"), timbro spostato molto sulle note gravi, suoni confusi tra loro perché affetti da risonanze ambientali che li coprono ad uno ad uno, sommandoli l'uno all'altro. Il risultato, alla fine, non è probabilmente quello voluto dal compositore, ma è in qualche maniera una mediazione che potrebbe essere evitata se solo ci fosse la lugimiranza di far pagare due soldi in più a chi vuol ascoltare, riducendo il numero dei presenti e trasferendo tutto in ambiente acconcio (sala del Cenacolo del Museo della Scienza e della Tecnica - ove peraltro anche Deutsche Harmonia Mundi effettuò alcune registrazione con l'Hysperion XX -, saloni del Castello Sforzesco, Refettorio dell'Abbazia di Chiaravalle o altri).

La musica giusta nel posto giusto: canto religioso in chiesa, musica salottiera in salotto, musica operistica in teatro d'opera e musica sinfonica in teatro acconcio (e checché se ne dica, a Milano ancora ci dobbiamo attrezzare: anche l'Auditorium è imperfetto e se uno pensa alla Filarmonica di Berlino a alla Gasteig di Monaco, capisce perché lo scrivo).


Un caro saluto a tutti
Domenico

4 commenti:

  1. Non posso che concordare con Domenico, purtroppo. Una serata che, nelle intenzioni, si preannunciava di ottima musica, si è trasformata in un concerto noioso, difficile da seguire e di qualità decisamente povera.

    Ad onor del vero bisogna dire che il problema principale, costituito da una temperatura torrida, aggravata da un tasso di umidità insopportabile, non ha aiutato la concentrazione. Non possiamo fare una colpa di ciò all'organizzazione, che temperature simili al 22 di Agosto non sono frequenti ma il numero di persone era decisamente troppo elevato per una Cappella di dimensioni tutto sommato ridotte.

    La serata è stata decisamente infelice sotto il profilo della qualità dell'ascolto, per i motivi già espressi da Domenico. Quando, dopo l'intervallo tra la 3° e la 5° Suite, sono rimasto ad ascoltare dalla vicina Sacrestia, alle spalle di Coin, la qualità è decisamente migliorata, con buona pace della logica. Decisamente un errore la scelta del luogo e forse la posizione del violoncellista nella Cappella, che avrebbe dovuto essere stabilita con più cura.

    A pochi metri dallo strumento, abbiamo percepito poco più di una "marmellata" di suoni piatti e virati verso la gamma medio bassa, che risuonava bellamente, coprendo buona parte del lavoro del musicista.
    Musicista che, mi si perdoni l'ardire, ieri sera non mi è sembrato all'altezza della fama che lo precede.
    Forse l'eccessivo caldo, forse lui stesso si era reso conto che il suo lavoro non era pienamente fruibile dal pubblico presente. O forse un sicurezza eccessiva che l'ha portato a suonare le Suite a memoria, hanno fatto sì che ogni tanto si "perdesse" tra le note. Non ci giurerei, che certo non conosco i brani a memoria ma mi pare di aver percepito, durante la 3°, un "allungamento" di un paio di battute di una misura, come se si fosse reso conto di aver sbagliato qualcosa ed avesse ripreso da due batture prima. Mah ...

    Serata decisamente infelice, per una serie di concause. Capita.

    Resta il ricordo della quasi perfezione dei Tallis Scholars che abbiamo seguito la settimana scorsa e dei quali Domenico vi ha già parlato con cognizione di causa.

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  2. Quando ascoltai Bijlsma il suono era esangue ed anche lui qualche errorino lo commise. Certo, il suono ne guadagnò perché la Cantoria di San Maurizio ha un'acustica baciata dal cielo e lì risonanze indesiderate non se ne creano: il suono resta sempre chiaro e non perde di potenza (me ne sono accorto quando ascoltai Guillemette Laurens che faceva tremare il coro ligneo sul quale ero seduto, lontano da lei; e te ne sarai accorto anche tu quando insieme ascoltammo la Divina Emma - la Kirkby - più per l'accompagnamento orchestrale che non per la voce della Kirkby che per sua scelta non "spinge" mai più di tanto). Tant'è che in San Maurizio organizzano anche recitals di musiche per liuto o clavicembalo, così come il luogo regge suoni più potenti, come fu per il Vespro della Beata Vergine di Uccellini (bello! Peccato non lo pubblicarono come invece pensavano di fare usando proprio la ripresa live effettuata quella sera).

    Ed anche Wispelwey, ascoltato al Conservatorio quattro o cinque anni fa con un suono perfettamente intelleggibile, malgrado la stanza enorme e ben fruibile sino a quasi in fondo. Perfezione tecnica, nessun errore (e le fece tutte e sei in unica serata): ma un po' di anima in meno rispetto a Coin.

    Perché Coin, ieri sera, ci ha messo un po' d'anima. Cosa c'entra l'anima in Bach? Probabilmente nulla, posto che le Suites furono composte per ampliare un repertorio di uno strumento allora meno in voga rispetto alla viola da gamba; ma in fondo aggiungerne un po' non fa male. Come dico sempre, il genio di Bach è scritto nelle note, in partitura; ma se qualcuno quel genio lo sottolinea, sommessamente, non mi dispiace punto.

    Un po' anomalo, invece, aggiungere una sonorità vellutata e poco incisiva, dovuta al locale sbagliato. Si perde un bel po' della magia della composizione.

    La peggiore situazione? La sala al primo piano di Palazzo della Signoria a Firenze: il povero Paternoster suonava, ma noi percepivamo solo confusione.

    Certo che quel caldo ... mamma mia, che sofferenza.

    Domenico

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  3. Come per l'ascolto casalingo, ancor di più nell'esecuzione dal vivo la corretta acustica abientale è fondamentale per il giusto godimento della musica. Quasi sempre si sente meglio dal proprio impianto che da vivo.
    Specialmente con gli strumenti antichi non amplificati, se sei lontano dall'esecutore non solo senti poco e male, ma perdi completamente il pathos trasmesso dal musicista. Sempre che ne sia in grado e non abbia mal di pancia...
    Dissento su quanto affermato dal sig. Domenico a riguardo di San Maurizio.
    Saluti.

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  4. Salve,
    direi che Domenico basta (il signore lo lasciamo a casa a dormire).
    Perché non è d'accordo che San Maurizio sia una buona sala?
    Domenico

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