lunedì 8 agosto 2011

Mogwai a Castelbuono



Mah, forse è colpa mia, che non ho più vent’anni e che ai concerti ci vado per sentire la musica, e se ci si può sedere in una poltrona, o anche in una panca, e ascoltare bravi professionisti o semplici manovali che fanno il loro lavoro , mi diverto pure di più.
Certo, il 90 percento di quelli che ierisera erano a Castelbuono per i Mogwai, banda di culto del movimento indie rock, c’erano per farsi i cazzi propri, soffocarsi di canne fino allo svenimento e affogarsi di birra, altro che ascoltare musica.
Fatta questa necessaria premessa, i primi brani del concerto dei Mogwai hanno avuto un impatto non esattamente eccitante sul branco osannante che, compresso in piedi in una piazza medievale, si aspettava qualcosa di diverso. Forse un soundcheck non calibrato sulle caratteristiche del luogo, forse la voglia dei musicisti di impattare rapidamente il pubblico, però quelle tonnellate di basse e bassissime frequenze, a fare tremare aorta e stomaco ( e nel mio caso anche i ponti costruiti dal dentista) non aiutavano a percepire cosa esattamente si stesse suonando. Poi, dalla metà del concerto in poi, il tecnico del suono ha sistemato le cose, e menomale.


Una dozzina di brani, praticamente tutto l’ultimo cd, e un paio di bis, certo non si sono sprecati. Come suonano i Mogwai? Una squadra di chitarristi-bassisti (fino a quattro contemporaneamente) che cambia strumento nel corso del brano se necessario, un tastierista (nell’accezione più moderna del termine) e un batterista muscolare. Alcuni autorevoli giornalisti hanno scritto che si tratta di un sound nuovo, che segna i confini dell’indie rock (acustico, aggiungerei io, visto che di brani cantati ce ne sono proprio pochi nel loro repertorio). Ma, come giustamente osservavano mio figlio e mio nipote che mi hanno accompagnato al concerto, nulla si crea e nulla si distrugge neanche nel rock, e quindi abbiamo concordato quali fossero le radici comuni e i libri di testo su cui i Mogwai hanno studiato. Pink Floyd ( alcuni dei pezzi sembrano estratti da un ipotetico terzo volume di Umma Gumma), King Crimson ( soprattutto per la costruzione “a tempesta solare” dei brani), Led Zeppelin ( per la capacità di creare atmosfere rarefatte che improvvisamente collassano e fuggono velocemente con la creazione di impressionanti muri di chitarre) e poi chiaro appare il loro abbeverarsi al movimento grunge.
Voto al concerto, sette più. Però, però, a sentirli nuovamente in uno stadio, dove liberare la dinamica dei loro brani…


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